I sogni neri e viscidi di Valentina, le canzoni paradossali
di Alice, Fabrizio e il suo odio disperato per l’attrice Maya Murna, e ancora,
un’astronave, un Babbo Natale telepatico e una bomba che sta per esplodere. In
questa nuova favola dell’orrore, un’umanità fatta a pezzi penetra le viscere
della terra per risalire dall’inferno delle sue solitudini.
Un romanzo così
non l'avete mai letto.
Un autore così
non l'avete mai conosciuto.
Per concedermi
un paragone che ne renda minimamente l'idea, devo rifarmi in modo ingeneroso a
un mio Alter Ego che si chiama Morgan Perdinka e che così sbottava, tronfio di
presunzione, ne L'estate di Montebuio:
«I film di David
Lynch fanno paura, vera paura. Lui è l'unico regista che gira in base
alla teoria dei quanti. Nel campo unificato ogni idea è collegata all'altra.
Scrivere un film scena per scena senza la più pallida idea di dove vada a
finire... Cazzo, questa è purissima paura. Un giorno ce la farò a
scrivere un libro così.»
Morgan Perdinka,
scrittore, si sarebbe ucciso da lì a pochi giorni. Io non ho mai capito
francamente perché. Aveva tutto quello che io, che non sono invidioso di
nessuno al mondo, avrei potuto invidiargli: viveva scrivendo libri horror che
svettavano ai primi posti delle classifiche, si accoppiava con la sua
figherrima agente, possedeva un'isoletta privata nel Mediterraneo. Eppure
Morgan si sarebbe ucciso.
Perché?
Forse, tra
Montebuio e Milano, da una cronofessura era schizzato fuori questo libro di
Stefano “El Brujo” Fantelli, proveniente dal futuro. E Morgan capiva che
qualcuno, non uno da poco, ci stava arrivando prima di lui. In verità i Re
(soprattutto dell'horror) stanno lì per essere detronizzati. Morgan non avrebbe
retto con sufficiente classe al colpo di stato.
In verità il
paragone con Lynch, se riferito a Stefano, rende solo una idea. Perché
io, dopo la prima lettura (ne servirà un'altra, di sicuro), ho nella testa
immagini e nomi che mi girano vorticosamente, però non voglio qui abbandonarmi
al solito, ritrito gioco dei riferimenti. Fatelo voi: di ospiti virtuali sulla
graticola del lettore onnivoro ce n'è una discreta serie. Ma poi ognuno si
porta dentro i propri fantasmi. Che in questo caso chiamato Strane ferite (e
già il titolo v'imporrà di ragionarci su...) troveranno degli ottimi agganci
per apparire e interagire con quelli dell'autore.
Stefano è uno
scrittore impressionante.
Nel senso più
genuinamente tecnico della parola.
Più che mai in
questo libro. Il suo terzo, se non vado errando e se escludo la graphic novel El
Brujo Grand Hotel. I primi due s'intitolavano Alla fine della notte e
Dark Circus, ovvero – per citare Nero Nerozzi che scrisse l'introduzione
per il secondo – raccolte di “favole” (e che altro?). Ma già favole
“impressionate” su una sinistra lastra nerastra che erano autentici stacchi di
orrore, come un respiro asmatico in piena crisi di mancanza d'aria. Uno stile
convulsamente controllato, ma che nella sottile arte del controllo – la
distillazione delle parole giuste al momento giusto – arrivava a toglierti il
respiro. Su un tappeto di idee autenticamente nuove, per quanto si possa essere
“nuovi” in un genere autoreferenziale quale il gotico contemporaneo.
Con Strane
ferite il Gioco degli Stacchi Impressionanti arriva al suo affascinante
limite estremo. In una martellante serie di flash brevi e serrati – Impressioni
di Dicembre? - El Brujo vi scaraventerà in un mondo di cui non sospettavate
neppure l'esistenza e per un po' non vi porrete neppure il problema di quel che
sta accadendo.
Perché sta
accadendo. E non è un mondo lontano, onirico, riemergente dal Buio. E' qui,
siamo noi, è l'Italia. Altro che giochini: questo è puro genio.
Personaggi
indimenticabili che, una volta piazzatisi dentro, non ti mollano più.
L'Apocalisse sinergica delle menti. La follia che cambia maschera a seconda di
chi la deve indossare (la Maschera o la Follia?). Un Male fisico e ripugnante
che neppure Cronenberg reggerebbe a lungo, forse Burroughs... (ecco, ci sono
cascato!). La Fine del Mondo che avanza, eppure c'è una fessura da qualche
parte attraverso la quale ci si può salvare.
E poi c'è
Valentina... Eh, scusate. Ma di Valentina ci si può solo innamorare. Lei è il
più incredibile personaggio dell'horror italiano degli ultimi anni. Della
Wasteland che sta per attecchire nel mondo come un tumore terracqueo Valentina
è la Bimba-Orco che ti trascina nell'Altrove che è già qui, in mezzo a noi. E
tu in quell'Altrove ci entri con somma, determinata convinzione perché è Lei
che ti prende per mano. La ami mentre dice cose terrificanti come: “Quegli
alberi mi sembra siano più vicini di quanto non lo fossero ieri” e “Ho sognato
il Wasteland, sta arrivando!”
No, un romanzo
così non l'avete mai letto.
Prefazione di Danilo Arona
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