domenica 16 giugno 2013

Strane Ferite



I sogni neri e viscidi di Valentina, le canzoni paradossali di Alice, Fabrizio e il suo odio disperato per l’attrice Maya Murna, e ancora, un’astronave, un Babbo Natale telepatico e una bomba che sta per esplodere. In questa nuova favola dell’orrore, un’umanità fatta a pezzi penetra le viscere della terra per risalire dall’inferno delle sue solitudini.

Dalla prefazione di Danilo Arona:
Un romanzo così non l'avete mai letto.
Un autore così non l'avete mai conosciuto.
Per concedermi un paragone che ne renda minimamente l'idea, devo rifarmi in modo ingeneroso a un mio Alter Ego che si chiama Morgan Perdinka e che così sbottava, tronfio di presunzione, ne L'estate di Montebuio:
«I film di David Lynch fanno paura, vera paura. Lui è l'unico regista che gira in base alla teoria dei quanti. Nel campo unificato ogni idea è collegata all'altra. Scrivere un film scena per scena senza la più pallida idea di dove vada a finire... Cazzo, questa è purissima paura. Un giorno ce la farò a scrivere un libro così.»
Morgan Perdinka, scrittore, si sarebbe ucciso da lì a pochi giorni. Io non ho mai capito francamente perché. Aveva tutto quello che io, che non sono invidioso di nessuno al mondo, avrei potuto invidiargli: viveva scrivendo libri horror che svettavano ai primi posti delle classifiche, si accoppiava con la sua figherrima agente, possedeva un'isoletta privata nel Mediterraneo. Eppure Morgan si sarebbe ucciso.
Perché?
Forse, tra Montebuio e Milano, da una cronofessura era schizzato fuori questo libro di Stefano “El Brujo” Fantelli, proveniente dal futuro. E Morgan capiva che qualcuno, non uno da poco, ci stava arrivando prima di lui. In verità i Re (soprattutto dell'horror) stanno lì per essere detronizzati. Morgan non avrebbe retto con sufficiente classe al colpo di stato.
In verità il paragone con Lynch, se riferito a Stefano, rende solo una idea. Perché io, dopo la prima lettura (ne servirà un'altra, di sicuro), ho nella testa immagini e nomi che mi girano vorticosamente, però non voglio qui abbandonarmi al solito, ritrito gioco dei riferimenti. Fatelo voi: di ospiti virtuali sulla graticola del lettore onnivoro ce n'è una discreta serie. Ma poi ognuno si porta dentro i propri fantasmi. Che in questo caso chiamato Strane ferite (e già il titolo v'imporrà di ragionarci su...) troveranno degli ottimi agganci per apparire e interagire con quelli dell'autore.
Stefano è uno scrittore impressionante.
Nel senso più genuinamente tecnico della parola.
Più che mai in questo libro. Il suo terzo, se non vado errando e se escludo la graphic novel El Brujo Grand Hotel. I primi due s'intitolavano Alla fine della notte e Dark Circus, ovvero – per citare Nero Nerozzi che scrisse l'introduzione per il secondo – raccolte di “favole” (e che altro?). Ma già favole “impressionate” su una sinistra lastra nerastra che erano autentici stacchi di orrore, come un respiro asmatico in piena crisi di mancanza d'aria. Uno stile convulsamente controllato, ma che nella sottile arte del controllo – la distillazione delle parole giuste al momento giusto – arrivava a toglierti il respiro. Su un tappeto di idee autenticamente nuove, per quanto si possa essere “nuovi” in un genere autoreferenziale quale il gotico contemporaneo.
Con Strane ferite il Gioco degli Stacchi Impressionanti arriva al suo affascinante limite estremo. In una martellante serie di flash brevi e serrati – Impressioni di Dicembre? - El Brujo vi scaraventerà in un mondo di cui non sospettavate neppure l'esistenza e per un po' non vi porrete neppure il problema di quel che sta accadendo.
Perché sta accadendo. E non è un mondo lontano, onirico, riemergente dal Buio. E' qui, siamo noi, è l'Italia. Altro che giochini: questo è puro genio.
Personaggi indimenticabili che, una volta piazzatisi dentro, non ti mollano più. L'Apocalisse sinergica delle menti. La follia che cambia maschera a seconda di chi la deve indossare (la Maschera o la Follia?). Un Male fisico e ripugnante che neppure Cronenberg reggerebbe a lungo, forse Burroughs... (ecco, ci sono cascato!). La Fine del Mondo che avanza, eppure c'è una fessura da qualche parte attraverso la quale ci si può salvare.
E poi c'è Valentina... Eh, scusate. Ma di Valentina ci si può solo innamorare. Lei è il più incredibile personaggio dell'horror italiano degli ultimi anni. Della Wasteland che sta per attecchire nel mondo come un tumore terracqueo Valentina è la Bimba-Orco che ti trascina nell'Altrove che è già qui, in mezzo a noi. E tu in quell'Altrove ci entri con somma, determinata convinzione perché è Lei che ti prende per mano. La ami mentre dice cose terrificanti come: “Quegli alberi mi sembra siano più vicini di quanto non lo fossero ieri” e “Ho sognato il Wasteland, sta arrivando!”
No, un romanzo così non l'avete mai letto.


Strane Ferite, Stefano Fantelli (Cut-Up Edizioni), 196 pagg.
Prefazione di Danilo Arona

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